Si parte dagli impianti di risalita che portano al Plateau Rosà, si passa davanti all’albergo Petit Palais e si prosegue fino ad incrociare e percorrere la pista invernale sciistica del Ventina fino ad arrivare, su salita faticosa ed impegnativa, a Cime Bianche Laghi, da dove sulla destra si prosegue verso il Colle Superiore di Cime Bianche per arrivare sulla cima dello stesso a quota 3095 metri circa.
Da questo punto si va in discesa, veloce ma a tratti insidiosa per il fondo pietroso, fino all’arrivo degli impianti di risalita di Valtournanche, da dove, sulla destra del bar/rifugio, si prosegue fino a prendere sulla destra (indicazione bike con disegno bici) un sentiero che porta alla vecchia strada ferrata, con rotaie in ferro.
Si prosegue a ridosso delle rotaie, con qualche passaggio un po’ esposto, fino ad incrociare un ponte sopralzato della discesa del bike park. Da questo punto si prende in discesa il sentiero del bike park che porta con discesa davvero tecnica e bella nuovamente alla partenza degli impianti di risalita di Cervinia.
Percorso sportivamente gratificante sia in salita per le elevazioni raggiunte ed in discesa per la tecnica necessaria.
A Breuil-Cervinia, sui versanti italiano e svizzero del Ghiacciaio di Plateau Rosà, lo sci non conosce stagioni. La magia della neve conquista i suoi fans dai primi di luglio a fine agosto.
A Breuil-Cervinia Valtournenche il sole, l’azzurro del cielo e il bianco della neve vi invitano a vivere l’estate da protagonisti con gli sci ai piedi.
Il comprensorio a 3480 metri di quota è da sempre la patria dello sci estivo: 23 i km di piste dove la neve rimane bianca e argentea come quella invernale, con l’aria fresca e l’abbronzante sole estivo sul viso.
Un’occasione sfruttata ogni anno da migliaia e migliaia di appassionati di sci, snowboard e freestyle. Chi vuole surfare trova ospitalità all’half-pipe del Gravity Park di Plateau Rosà.
La salita in funivia fino a Plateau Rosa (3.480 m) rappresenta un’occasione unica per ammirare da vicino il Cervino e i ghiacciai del Monte Rosa. Se la giornata è serena, lo sguardo spazia sulle più alte cime della Valle d’Aosta e del Vallese. Apertura estiva da inizio luglio.
Un’annotazione etimologica: il nome “rosa” non allude, come si crede comunemente, al colore rosato delle nevi all’alba e al tramonto bensì discende dal termine pre latino “roise”, “roja” che significa ghiaccio.
Alla stazione del Piccolo Cervino, a 3.883 metri di altezza, 15 metri sotto la superficie del ghiacciaio è stata realizzata una grotta nel ghiaccio per creare un luogo incantato, con giochi e musica classica per dare risalto a originali sculture in ghiaccio.
Non si può non segnalare che le giustamente rinomate piste di sci dell’alta conca del Breuil offrono in estate uno spettacolo desolante per il pesante impatto degli sbancamenti operati ad alta quota e per la presenza di imponenti impianti di risalita.
Il comune di Chamois, nella Valtournenche, è l’unico comune in Italia raggiungibile solamente in funivia o a piedi. Per questo motivo è la meta ideale per chi ricerca un momento di tranquillità. Il comune è formato da diversi villaggi, disseminati sui fianchi soleggiati della montagna, che conservano magnifici esempi dell’architettura rurale valdostana. L’assenza di traffico e il silenzio della località sono un toccasana per chi rifugge dal caos cittadino.
Numerose le escursioni che si possono compiere in zona. Con una breve passeggiata (o con la comoda seggiovia) si può raggiungere il Lago di Lod, splendidamente collocato, e la vicina area attrezzata per il picnic. Chi ama camminare può proseguire lungo la “grande balconata del Cervino” verso il bel villaggio di Cheneil o salire al santuario di Clavalité, posto su un crinale estremamente panoramico.
Una strada sterrata pianeggiante, quasi interamente nel bosco, collega Chamois con La Magdeleine: è un percorso adatto alla mountain bike, accessibile anche ai meno allenati. Molto bella anche l’escursione che conduce al Col de Nana e il sentiero a mezza costa che collega Chamois a Valtournenche.
Almeno in discesa, vale la pena di evitare la funivia e tornare a valle lungo la tortuosa ma affascinante mulattiera che scende a Buisson fiancheggiando alcune belle cascate.
La posizione di Zermatt alle pendici del Cervino e al centro di una gigantesca regione vocata alle escursioni e allo sci la rende una delle località turistiche più attraenti. Il comprensorio sciistico comprende 63 ferrovie di montagna e più di 300 chilometri di piste. La regione del “Matterhorn glacier paradise” è il comprensorio sciistico estivo più esteso e più alto d’Europa. Numerose nazionali di sci si allenano qui d’estate.
La regione è leggendaria per gli scalatori: a Zermatt termina la Haute Route, un percorso internazionale di più giorni ed impegnativo che parte dal Monte Bianco. Più di 400 chilometri di sentieri escursionistici si snodano all’interno del Mattertal e da qui partono, come le mulattiere risalenti al XIII secolo, parzialmente lastricate. Escursionismo, bicicletta, arrampicata e tour in quota sono le amate attività per la stagione estiva ed autunnale. I quattromila attirano ogni anno numerosi alpinisti. I 400 km di percorsi per escursioni permettono anche agli ospiti meno preparati di scoprire il paesaggio montano attorno a Zermatt.
La ferrovia a cremagliera parte da Zermatt e giunge al Gornergrat a 3089 metri di altitudine. Da qui si ha una meravigliosa veduta sul Cervino, sul ghiacciaio e sul massiccio del Monte Rosa.
Il punto panoramico più alto d’Europa (3883 m di altitudine) raggiungibile con una cabinovia offre anche un’affascinante veduta panoramica sul Cervino (4478 m) e sulle cime delle Alpi Svizzere, Italiane e Francesi. 15 metri sotto la superficie del ghiaccio è possibile ammirare il palazzo del ghiacciaio. Sei skilift e una cabinovia collegano qui il Matterhorn Glacier Paradies, il comprensorio sciistico estivo più alto delle Alpi sul ghiacciaio del Theodul.
Il versante francese del Monte Bianco, esposto a nord, è molto più glaciale di quello italiano, più verticale e più soleggiato.
Da Chamonix (1035 m), il comune francese appena al di là del traforo del Monte Bianco, un treno a cremagliera permette di raggiungere Montervers (1913 m), allo sbocco della Mer de glace, il più grande ghiacciaio del massiccio, un immenso fiume di ghiaccio che scende dai grandi circhi glaciali alimentati da cime di oltre 4.000 metri. La vista sulle impressionanti pareti dei Drus e delle Grandes Jorasses è stupenda. Sul posto anche un’esposizione di cristalli e un piccolo museo di animali alpini naturalizzati (ingresso gratuito).
Ogni anno viene scavata nel ghiacciaio una galleria che conduce ad alcune ampie camere, con tanto di arredamento, ricavate nel ghiaccio puro. Un po’ artificioso ma comunque un’occasione unica per osservare l’interno di un ghiacciaio.
naugurato nel 2003, l’Osservatorio astronomico regionale, situato a Saint Barthélemy, nel comune 2di Nus, è aperto al pubblico per visite e osservazioni dirette.
Dall’11 luglio 2009 è in funzione il moderno planetario, realizzato accanto al vicino ostello, che integra la già importante offerta dell’Osservatorio.
Prenotazione obbligatoria allo 0165 770050.
E’ possibile effettuare visite guidate diurne e/o notturne tutti i giorni dell’anno (tranne il lunedì) previa prenotazione (tel 0165-770050).
Gli orari di visita sono i seguenti:
Dal 1° Aprile al 30 Settembre
Visite diurne ore 16:30. Visite notturne ore 21:30
Cogne è indubbiamente una delle più belle località di tutto l’arco alpino. La valle conserva ambienti di grande fascino, in buona parte all’interno del Parco nazionale del Gran Paradiso, popolati da una ricca fauna alpina.
La destra orografica della valle ospita una grande varietà di specie vegetali tra cui alcune delle rarità floristiche della regione.
Anche l’ambiente antropizzato è di grande interesse, i cogneins hanno saputo preservare gli abitati da un eccessivo sviluppo edilizio e così i villaggi conservano tuttora le caratteristiche di un tempo, con abitazioni tradizionali sapientemente ristrutturate.
In Valnontey, a 1.700 m di altitudine, è aperto in estate il giardino alpino Paradisia, in attività dal 1955.
Il terreno movimentato e la quota, adatta ad ospitare sia piante del piano alpino sia di quello montano, permettono di ricreare ambienti diversi. Attualmente vengono coltivate circa 1.500 specie alpine, provenienti anche da altri massicci montuosi del mondo.
E’ un’opportunità unica per ammirare tantissimi fiori dalle forme più svariate, in un’infinità di colori e sfumature, e osservare gli adattamenti al selettivo ambiente di montagna. Oltre ai vegetali superiori, un apposito percorso permette di riconoscere i numerosi licheni che colonizzano le rocce dell’area.
Per avvicinarsi ai temi dell’ambiente alpino e conoscere i diversi aspetti del Parco, anche in una giornata di maltempo, è possibile visitare il Centro Visitatori del Parco del Gran Paradiso. Il Centro, realizzato all’interno dello storico villaggio dei minatori, è indirizzato ad un pubblico eterogeneo, ciascuno può infatti personalizzare il proprio percorso di visita.
Gli itinerari escursionistici nella zona sono innumerevoli, per tutti i gusti e di tutte le difficoltà. Tralasciando gli itinerari alpinistici, classiche vie di roccia e di ghiaccio che raggiungono vette di 3000/4000 m, ci sono piacevoli escursioni in tutte le valli, ben segnalate sul terreno e indicate su cartine che si possono richiedere all’ufficio informazioni.
I sentieri più gettonati sono quelli che conducono al rifugio Vittorio Sella, ai casolari dell’Herbetet o al lago Loie, ma anche il vallone di Bardoney, la Valleye, i casolari del Nomenon o il vallone del Trajo offrono la possibilità di osservare tantissimi camosci, stambecchi e marmotte. Meno frequentate le altre zone tra cui il selvaggio vallone di Grauson ed i laghi di Lussert.
Giustamente famose sono le cascate di Lillaz: tre salti d’acqua davvero spettacolari, a 10′ di comodo cammino dalla frazione di Lillaz. Ad inizio estate, quando c’è più acqua, la cascata più a valle forma un’alta colonna d’acqua che origina spruzzi rinfrescanti ed arcobaleni. Un sentiero gradinato consente di salire fino alla cascata più a monte, offrendo scorci vertiginosi sui salti d’acqua e sulla stretta forra scavata dal torrente Urtier.
Lungo la strada per giungere alle cascate, è stato realizzato un percorso geologico con grossi blocchi di pietra che rappresentano le diverse rocce della valle e ci raccontano milioni di anni di storia terrestre.
Alla scoperta della geologia alpina. La storia geologica geologica della Valle d’Aosta è raccontata in due giardini di rocce allestiti rispettivamente a Pollein, nella piana a est di Aosta, e a Fontainemore, nella valle del Lys.
Alla Grande Place di Pollein, una vasta area verde attrezzata a un paio di km da Aosta, un sentiero ricavato nel parco, ripercorre l’alveo della Dora Baltea, mostrando le diverse rocce che costituiscono le montagne della regione. Le 50 rocce, in blocchi di varie dimensioni, si succedono in una sequenza ordinata dal punto di vista geologico e geografico: dall’Anfiteatro morenico di Ivrea al Monte Bianco, attraversando i complessi sistemi geologici che costituiscono questa porzione dell’arco alpino. Ogni masso è accompagnato da una scheda descrittiva.
Il giardino di rocce di Fontainemore, nella riserva naturale del Mont Mars, è dedicato, invece, alla storia geologica della valle del Lys. Poco lontano dal centro visitatori della riserva naturale è stato realizzato il percorso didattico-ambientale Le pietre del Lys che si compone di una dozzina di grandi rocce quali gneiss, marmi e scisti, rappresentativi dei minerali vallata.
Concepito per essere fruito da differenti categorie di utenti, il giardino è accessibile ai disabili, ed è completato da uno spazio verde a disposizione dei bambini e da un laghetto.
Il Forte di Bard è un’imponente opera di sbarramento, eretta all’imbocco della Valle d’Aosta.
La fortezza sabauda occupa interamente lo strategico sperone roccioso che sbarra l’accesso attraverso la valle. L’attuale fortificazione venne costruita tra il 1830 e il 1838 sulle rovine di un precedente castello, distrutto nel 1800 dalle truppe di Napoleone.
In quell’occasione, dopo aver resistito ad un assedio di 15 giorni, la guarnigione si arrese – con l’onore delle armi – all’Armée de Réserve francese, composta da 40.000 uomini, che aveva valicato le Alpi al Colle del Gran San Bernardo.
Il complesso, progettato dall’ingegnere militare Francesco Antonio Olivero, è composto da diversi corpi di fabbrica indipendenti, capaci di garantire la reciproca difesa.
La piazzaforte è un perfetto esempio dell’architettura militare dell’epoca, disponeva di potenti artiglierie (50 bocche da fuoco di vario calibro fra mortai, obici e cannoni) alloggiate in casematte poste su diversi livelli. Poteva accogliere 416 uomini (raddoppiabili con sistemazione paglia a terra) e disponeva di scorte per resistere ad un assedio di 3 mesi.
Questa fortezza non fu mai teatro di scontri e si è quindi conservata praticamente intatta. Alcuni numeri bastano a dare l’idea delle dimensioni di questo baluardo: 14.467 mq di superficie, 283 locali, 106 m di dislivello, 806 gradini, 2.036 mq di cortili interni, 9.000 mq di tetti, 1.295 mq di corridoi, 385 porte, 323 finestre e 296 feritoie.
Dalla fine dell’ottocento il Forte perse progressivamente la propria importanza bellica e fu destinato prima a carcere militare poi a deposito di munizioni.
Il Forte di Bard è oggi un apprezzato polo culturale. La struttura sommitale, denominata Opera Carlo Alberto, è sede di un ampio e importante Museo delle Alpi che descrive, con l’ausilio di moderni audiovisivi, gli aspetti geologici, naturalistici, geografici, storici, antropologici delle Alpi, le montagne per antonomasia.
L’impostazione museale moderna, curata da Daniele Jalla e Alain Montferrand, con l’impiego di innovative e spettacolari tecnologie audiovisive, è capace di stupire ed emozionare grandi e bambini.
L’esposizione conta 29 sale che trattano i molteplici volti della montagna: dalle vicende geologiche a quelle umane, dai popolamenti tradizionali alla vita contemporanea, dall’alpinismo agli sport invernali, senza tralasciare la flora, la fauna, le lingue, le tradizioni, ecc.
In un contesto naturalistico e paesaggistico unici al mondo, ai piedi del Monte Cervino, si snoda il progetto dell’Architetto Luigi Rota Caremoli.
L’ampliamento da 9 a 18 buche ha segnato un nuovo inizio, dopo i 54 anni di storia gloriosa del vecchio impianto, nato nel 1955 e tra i primi quindici campi d’Italia affiliati alla Federazione italiana Golf.
Il percorso, un PAR 69 di 5.300 metri, permette al Golf Club del Cervino di entrare a pieno titolo tra i circoli più importanti delle Alpi.
Il 18 buche più alto d’Italia vi aspetta!